“Una bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d'animo, è più potente di pagine e pagine scritte.” 

 da “Ritratto in seppia” di Isabel Allende

 

Ognuno di noi ha a casa una scatola piena di fotografie di persone che non ha mai incontrato, alle quali però, somiglia, inspiegabilmente.

Spesso sono foto in bianco e nero, con abiti che oggi ci fanno sorridere, sono foto in posa, con espressioni che però ci risultano fin troppo familiari.

Sono tracce, tramandate in famiglia, sono i nostri antenati, le nostre radici.

Sono tracce di memoria indelebile, tramandate per generazioni.

E’ questo il segreto di un ritratto, è un racconto di noi che non può avvenire in altro modo se non con una traccia di memoria visiva.

Da sempre il ritratto è stato legato al bisogno di immortalità dell’uomo, di tramandarsi in eterno.

Un bisogno di lasciare un segno che non facesse svanire la memoria di se.

Un’importanza di memoria, di ricordo, che vive tutt’ora.

La memoria ha un valore inestimabile, se solo si pensa a come sarebbe stata diversa la nostra vita senza le fotografie trovate in casa, senza un ricordo visivo.

Il valore di un ritratto non è il costo, il valore di un ritratto è quello che rappresenta per noi.

Ed è proprio questo il motivo per cui scegliamo di rivolgerci a un professionista che possa raccontare di noi in un momento che verrà tramandato per generazioni, diventando eterno.

Compito del fotografo è quello di cogliere lo stato d’animo di un essere umano in una manciata di secondi, rendendolo immortale.

Proprio per questo chi sceglie di affidarsi ad un fotografo, sa che quello sarà un investimento che varrà per sempre.

Coglierà momenti irripetibili, un bel ricordo di famiglia, e un giorno lontano qualche bambino, che una volta eravamo noi, aprirà una scatola e si domanderà anche lui “perchè mi somiglia così tanto?”.

 

 “L'essenziale è spesso invisibile; è solo il cuore, e non l'occhio, a poterlo cogliere, ma la macchina fotografica a volte sfiora tracce di quella sostanza.” 

 da “Ritratto in seppia” di Isabel Allende